
N. 1 Ritratto di Donna
Tatiana Quercia De Bartolomeo
La cultura vince sempre
Chi erano tua nonna e tua madre?
Donne con i lunghi abiti pomposi nelle foto e i gioielli dell’arte orafa russa svenduti poi per un po’ di latte condensatodurante la fuga. Donne dallo sguardo un po’ severo e perso. Ricordo mia madre malata eppure ancora bella con le onde dei suoi capelli biondi affondate in un vecchio cuscino su una fodera ricamata ma rattoppata e inamidata di fresco. Tenaci quelle donne a mantenere fino all’ultimo un decoro di piccoli gesti e vecchie abitudini, come ultimo baluardo nei confronti di un mondo andato in pezzi. Così io ho imparato presto, mia cara amica, che i titoli nobiliari non valgono; si vale per quel che si è.
A Costantinopoli mia madre incontrò un ufficiale italiano addetto all’ambasciata.
Era napoletano con storie borboniche alle spalle. Mio padre. Che incrocio di culture la mia infanzia! Tra l’intelligenza russa in mano alle donne che facevano salotto e lo spagnolesco mondo borbonico di stampo militare dell’uomo padrone!
Non lo sapevo, né lo intuivo ma già là c’erano semi d’Europa che avrebbero germogliato anni e anni dopo.


E tu?
Sono nata il giorno di Natale nell’allora Jugoslavia e poi a Napoli al seguito di mio padre. ricordo che la mia infanzia era scandita da due Natali, quello italiano e a distanza di tredici giorni quello russo.
Pranzi diversi quanto le donne che si affaccendavano in cucina. Le donne della mia infanzia? La mia nania o tata polacca dolce, mite, confortevole e buona, e Anita grigia, occhi cerchiati di nero che andava e veniva per casa, le mani in tasche piene di sigarette sfuse e tranquillanti.
Donne di casa senza emancipazione né all’Est Europa, oramai in balia di falce e martello, né dal Sud assolato di Napoli.
Ho imparato presto da questi messaggi differenziati che nella vita nulla è duraturo e che ognuno è solo quello che è, nel preciso momento in cui vive. Unico bagaglio sicuro è se stesso. Da qui la mia inesauribile curiosità e voglia di indipendenza.
Per questo ho studiato tanto! Mia madre non comprendeva i miei sforzi, mi voleva esangue e viziata a ricordo dei suoi ozi dorati in Russia. La mia vita prima della guerra era una beata inconsapevole felicità in attesa della tragedia che poi ha travolto tutto. Parlavo russo, italiano, francese, tedesco e inglese, laureata in chimica pura, pittrice e scrittrice, il mondo non aveva confini e mi sposai il grande amore della mia vita.
Si chiamava Franco ed era comandante della Marina Militare italiana.
Ti ho conosciuta, quando mi sono avvicinata alla
F.I.D.A.P.A BPW ITALY sezione Milano.
In questa sezione milanese che l’anno prossimo compirà novant’anni ho trascorso 45 anni. Ho scritto tanto sul notiziario F.I.D.A.P.A di quegli anni! Organizzavamo convegni, seminari, incontri... un gran movimento di idee, proposte, iniziative tra donne anche molto diverse tra loro per usi e culture ma accomunate da un gran rispetto. Certo si litigava sai? Ognuno diceva la sua e alcune personalità forti si scontravano eccome!
Ma ci si voleva bene lo stesso. Perché? Cara, ci ho pensato tanto in questi ultimi tempi. A unire noi tutte era la cultura. La cultura vinceva sempre. Se dovessi dire ad una ragazza come portare avanti le sue idee sai che cosa le direi? Leggi, ovunque, sui libri, suimezzi che ora hai e su tutto prima di avere un’opinione tua informati bene. Le persone grette sono ignoranti e ce ne sono anche tra donne. Presidente Nazionale FIDAPA.
Poi nel 1986 sono diventata Presidente Nazionale fino al 1989. Ricordo il 19 marzo del 1988 quando fu costituita ufficialmente la Fondazione Fidapa, io ero una delle persone del Comitato promotore. Un momento storico importante sai... come scrivevo sul notiziario della F.I.D.A.P.A numero 82.
Un momento della tua storia che di sicuro è stato centrale è stato il Congresso Mondiale delle Donne per la Pace. Ti si illuminano ancora gli occhi al ricordo!
Su invito personale dell’Ambasciata Russa ho rappresentato ufficialmente la FIDAPA al Congresso Mondiale delle Donne per la Pace, Fratellanza, Sviluppo senza armi nucleari indetto da Gorbaciov a Mosca nel 1987 con la partecipazione di 3000 donne provenienti da tutto il mondo.
Che momento! Ricordo quando ho parlato in russo davanti a quella platea. In un istante ho rivissuto la storia antica dei miei e poi ho visto davanti a me donne di tutti i popoli e ho capito che non importa da dove vieni, c’è un comune denominatore nel mondo che è il desiderio di pace, di fratellanza di speranza.
Fummo accolte, Sai, con tutti i fasti e la cena nei saloni del Cremlino fu un trionfo di argenteria e pietanze russo.
Noi donne siamo così... passiamo da argomenti planetari a quelli modaioli e quotidiani. Meno male.
Cara amica, grazie ora ti lascio perché sei stanca, ma tutto quello che è la tua vita, è proprio come un romanzo al femminile di un periodo storico lungo il Novecento.
Il tutto condito dalla tua inconfondibile intelligente ironia.
